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IL PRESEPE LECCESE

Per delineare l’itinerario culturale ed iconografico del Presepe Leccese è stato necessario individuare gli esempi più significativi della produzione locale: fra essi si è ritenuto di inserire il presepe di Stefano da Putignano, che con quello di Polignano a Mare ha delineato una iconografia che ha avuto una larga diffusione, ed alcuni soggetti non propriamente pertinenti. Gli studiosi più severi non solo espungono da questa iconografia i diorami con la rappresentazione di scene della vita di Gesù, ma perfino i dipinti, riconoscendo solo nella rappresentazione tridimensionale della Natività la definizione di Presepe.

Un esempio significativo è l’archivolto del portale dell’abazia di Santa Maria di Cerrate, in cui si riproducono le scene della Natività e dei Re Magi, quale testimonianza artistica di questo culto che era ormai penetrato in Puglia, come dimostrano altre più antiche testimonianze, anche prima del 1223, anno del Presepe di Greccio. L’ iconografia della Natività è riconducibile a quella di Nicola Pisano e databile verso la fine del XIII secolo, il cui archetipo va rintracciato nella tradizione siriaca, che ritraeva Maria coricata.

Alla diffusissima iconografia francescana della Madonna, inginocchiata adorante il suo Figlio, si ispirano invece i rilievi di Torrepaduli e di Copertino, databili XVI secolo. Nel primo prevale un senso di fresca naturalezza, sottolineato dalla disinvoltura popolare di un pastore e dalla cornice del paesaggio; nel secondo l’evento si carica invece di sacralità nella sospensione dei gesti, e i volti richiamano alla mente l’eleganza rinascimentale dei ritratti eseguiti da Evangelista Menga sul portale del Castello di Copertino.

Il Presepe di Matera, opera di Altobello Persio e del maestro Sannazzaro di Alessano, presenta l’iconografia della grotta sormontata dai pastori col gregge, dal corteo dei Re Magi in arrivo e culminante nel Castello di Erode.

Presepe Duomo di Lecce

Il Presepe del Duomo di Lecce, assegnato già dall’Infantino a Gabriele Riccardi e realizzato prima del 1555, anno in cui veniva riportato nella Santa Visita del Vescovo Braccio Martello, era collocato, nell’antico duomo, nella Cappella detta dell’Assunzione, di patronato di Vincenzomaria Paladini, posta “Prope Campanilem”. Detto presepe è stato ricomposto all’incirca nello stesso luogo nella fabbrica settecentesca del Duomo. È molto probabile che si sia realizzata una ricostruzione fedele, ma non si hanno documenti certi provanti tali ipotesi. In esso, comunque, è stata riecheggiata in parte l’iconografia di Matera, ma anche quella del presepe di Stefano da Putignano a Grottaglie, rielaborata in modo da inserire in una macchina d’altare la citazione della Grotta, sulla cui cima domina l’immagine della Lecce cinquecentesca cinta dalle mura ancora in costruzione.

Attraverso altri due presepi del XVI secolo di Gallipoli e Galatina, uno attribuito ad un seguace di Stefano da Putignano e l’altro a Nuzzo Barba in cui si ripropone la greppia in un piano inclinato, come appare nella catacombe di San Sebastiano (VI secolo), si passa al paliotto della chiesa di San Domenico a Tricase, la cui datazione dovrebbe essere XVIII secolo, stante la ricostruzione storica della chiesa fatta da Michele Paone. È ipotizzabile però che si tratti di un riuso di un rilievo precedente, come dimostrerebbero le sue dimensioni in rapporto all’altare. Esso inoltre risulta, per il dinamismo compositivo, per l’affollato susseguirsi delle figure e soprattutto per l’iconografia della Madonna, molto vicino a quello della chiesa di Santa Maria del Galaso a Torre Santa Susanna (Brindisi), attribuito ad uno scultore della cerchia di Gabriele Riccardi (XVI secolo). Da un punto di vista stilistico, d’altro canto, nel rilievo sono riscontrabili due diverse maniere di modellare. Nel pastore che si leva il cappello e negli animali si ha un modellato vigoroso e sintetico, come quello dei telamoni dell’altare, mentre la parte restante è più pittorica e calligrafica.

Per effetto della Controriforma il culto del Presepe va declinando, ed una sua ripresa si ha nel XVIII secolo, periodo in cui compare la più propria produzione artigianale in terracotta e cartapesta, e si hanno le ultime realizzazioni del tradizionale presepe in pietra.

Nel raffinatissimo presepe della Chiesa del Carmine di Galatina, già compiuto prima del 1736 ed attribuito a Mario Cazzato e Mauro Ranieri, la scena che si svolge con ritmo serratissimo all’interno della “Grotta-tabernacolo” invade lo spazio esterno e si dilata oltre le colonne tortili.

La complessa iconologia dell’Altare del Presepe della Chiesa di San Giovanni d’Aymo (Rosario) di Lecce si può dire rappresenti, nell’evoluzione dello schema presepiale, un momento di particolare compiutezza. L’impaginazione architettonica, l’apparato decorativo scultoreo e la grande tela concorrono con mirabile organicità a valorizzare la portata storica dell’avvento di Cristo. Uno splendido omaggio tributato da un artista, ancora oggi ignoto, nell’ormai maturo barocco leccese (XVIII secolo).

Proseguendo nel nostro itinerario, troviamo ancora a Parabita, per ricordarci il profondo legame esistente con la tradizione napoletana, l’ottocentesco Presepe della Chiesa del Crocefisso, nel cui paesaggio Enzo Panareo ha riconosciuto una veduta di Napoli.

La diffusione del presepe ormai non più appannaggio del solo ceto aristocratico, porta nell’Ottocento ad una grande produzione artigianale, che va ad affiancarsi a quella più propriamente artistica. Alcuni scultori salentino hanno le loro prime esperienze artistiche proprio in questo campo (Antonio Bortone, Eugenio Maccagnani, Giuseppe Mangionello…) e alcuni pittori si dedicano alla realizzazione di alcuni fondali pittorici o di interi presepi (Carmine Palmieri, Stanislao Sidoti, Mario Bellone…).

Presepe Chiesa del Crocefisso Parabita

All’affermazione della produzione leccese, non solo in Italia, concorrono sia i “Pupari”, che realizzano in terracotta policroma figurine presepiali popolari, ma anche, e forse soprattutto, i cartapestai che offrono pregevoli contributi all’elaborazione artistica dell’iconografia del presepe e delle tipologie delle figure presepiali (da Antonio Maccagnani, attento rielaboratore della tradizione realistica napoletana, ricca di forte espressività, alle scenette di genere costruite da Salvatore Sacquegna; dalla più aulica rappresentazione di Achille Lucrezi e Giuseppe Manzo, alla produzione dello scultore Luigi Guacci, in cui rivivono talvolta spunti barocchi). Le fonti iconografiche provengono ancora soprattutto da Napoli (dove i nobili salntini solevano acquistare interi presepi), ma si guarda anche alla tradizione romana (dal presepe berniniano, fino a giungere alla metà del XX secolo con Antonio Mazzeo). Il presepe di carattere tipicamente orientale si diffonde soprattutto sul finire degli anni Venti, quando iniziano anche i primi tentativi di rinnovare le iconografie locali, aggiornandole anche alla cultura contemporanea. Un notevole contributo è dato dall’ENAPI (Ente Nazionale per l’Artigianato e la Piccola Industria), affiancando agli artigiani gli artisti, i quali forniscono i disegni (Michele Massari ad Angelo Capoccia, Agesilao Flora a Giuseppe Malecore…) E, mentre si accende a livello locale la polemica contro la “novecentizzazione” del Presepe, Arturo dei Vitis elabora un’autonoma e felice sintesi fra gusto dèco e abbigliamento orientale. Nel Dopoguerra si avvia la Mostra-Mercato del Presepe che, innestandosi sull’antica Fiera di Santa Lucia, in cui si esponevano “pupi”, accompagna e stimola la continuità di questa tradizione. Gli artisti contribuirono ad offrire il loro contributo realizzando presepi  (dagli ironici ritratti dei Magi di Massari, alle figurine di sintesi astrattizzante  di Nino Della Notte, alle drammatiche visioni di Ezechele Leandro, fino ai recentissimi presepi di Bruno Maggio, in cui le antiche tradizioni della cultura mediterranea sono rilette con allusivo ed ironico linguaggio moderno), ma anche i cartapestai e i “pupari” che, seppur inclini alla conservazione delle tradizioni, non rinunciano a cercare talora nuove forme espressive.

© 2016 Concorso Natale è Presepe. Webmaster: Matteo Viscoti

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